Essere chiari per evitare i “maliziosi”

Essere chiari in una comunicazione è fondamentale perché questa comunicazione arrivi nella maniera da noi desiderata al nostro interlocutore. È questo un argomento che in molti miei post ritorna. In alcuni è l’argomento centrale:

Nel secondo post di questo elenco (Comprensibilità e costruzione della frase) facevo notare come una parola prima o dopo un’altra possa far sì che il concetto che si desidera esprimere si attorcigli su se stesso e si raggiunga l’esito opposto a quello desiderato, ovvero di non essere chiari.

Continuando la logica di quel post, anche in questo andrò a mostrare alcune pubblicità, alcuni titoli di giornale, alcune insegne, che ottengono effetti contrari al voluto, a volte anche con valenze comiche e che si prestano a facili ironie. Questo a causa delle parole scelte, della loro posizione e della possibilità di fraintenderle.

In questo post mi concentrerò su casi che possono essere letti in maniera ambigua, maliziosa o che possono essere interpretabili in maniera negativa… in pratica mostrerò alcune comunicazioni non chiare.

essere chiari: uomo interdetto

Bisogna essere chiari: i maliziosi sono ovunque

Non vi è nulla come l’involontario richiamo al sesso o alla scatologia per far sparire qualunque possibilità di far passare il proprio messaggio.

Essere chiari: titolo articolo "carca personale in varie posizioni"

Sul giornale on line Mole 24 in un articolo del 18 aprile 2018 si legge “Iren assume a Torino: l’azienda cerca personale in varie posizioni” [corsivo mio]. La possibilità di interpretare quel “posizioni” come “posizioni sessuali” è dietro l’angolo. Per evitare qualunque possibile gioco di parole sarebbe bastato scrivere in maniera diversa il titolo, ad esempio, “Iren cerca a Torino personale: varie le posizioni professionali”

per essere chiari: ha senso separare in sed - ano?

Anche suddividere una parola in più pezzi può portare a risultati negativi, se non si sta attenti a questi singoli pezzi. Ad esempio in un succo naturale contenente “sedano”, se proprio si vuole dividere la parola, meglio sarebbe usare la classica divisione in sillabe, perché se la si taglia in due parti nette si rischia di introdurre un termine che non invoglia molto a bere…

Bisogna poi fare attenzione che un termine non possa far affiorare alla memoria esperienze o fatti negativi legati all’ambito di cui si parla. Così se in una lettera di un sindacato dei giornalisti si avvisa che “solo l’unità può portarci fuori dalla crisi”, si rischia che il malizioso di turno inizi a fare gli scongiuri pensando all’ingloriosa fine dell’Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci… è un po’ come parlare di corda in casa dell’impiccato!

oggetto di mail: "Solo l'unità può salvarci"

L’ambiguità è il contrario dell’essere chiari

Avvisereste mai un vostro potenziale cliente che il prodotto che state vendendo avrà vita breve? Credo di no, ma in pratica è quanto succede in un messaggio testuale promozionale on line di un localizzatore: “Ricevi oggi 2 TrackR gratuiti Per un periodo di tempo limitato, acquistando 3 prodotti ne otterrai 2 GRATIS! A questo prezzo, non aspettarti che durino a lungo!” [corsivo mio].

Essere chiari: non aspettarti che durino a lungo... si rompono?

Ovvio: scopo dell’inserzionista non era certamente quello di sostenere che i prodotti in offerta siano fragili e si rompano velocemente. Semplicemente voleva evidenziare che ve ne sono pochi e andranno a ruba. La colpa dell’ambiguità è probabilmente dovuta a una traduzione effettuata da strumenti automatici alla Google Translate. Però, quale che sia la ragione, il risultato è che l’avviso “A questo prezzo non aspettarti che durino a lungo!” non fa venire in mente le scorte in magazzino, ma la qualità del prodotto!

Le frasi ambigue, comunque, non escono solo dalla penna di inserzionisti di prodotti a basso prezzo. Spesso le si ritrova anche su giornali blasonati. Qui tre casi.

essere chiari: legge fallimentare... in che senso?

“Legge fallimentare: via libera alla riforma”, scrive Il Sole 24 Ore nell’ottobre del 2017. Sarebbe bastato parlare di “Legge sui fallimenti” per evitare che il termine “fallimentare” potesse essere interpretato come un aggettivo qualificativo, e negativo, di legge.

Essere chiari: smartphone alla guida... sta guidando?

Sempre nel 2017, a giugno, La Repubblica on line pubblica un articolo sulle cause degli incidenti stradali. Peccato che sembri più un pamphlet contro la guida autonoma effettuata attraverso telefoni cellulari che pretendono di guidare le automobili: “Smartphone alla guida, ormai è allarme”.

Anche la posizione delle parole, o delle frasi, può creare ambiguità creando effetti comici, come sostenere che dei carabinieri che prima di arrestare una famiglia di ladri derubino una pensionata… Questo il titolo di un articolo di cronaca nera su La Stampa di febbraio 2017: “Padre, figlio e nipote: famiglia di ladri arrestata dai carabinieri dopo aver derubato una pensionata”. Se quel “dopo aver derubato…” non fosse stato così vicino a “carabinieri”, ma attaccato a “famiglia di ladri” si sarebbe potuto essere più chiari.

Va bene l’umiltà, ma con attenzione

"Poiché abbiamo tanto da migliorare"... ok umiltà, ma senza esagerare

Ultimo caso che riporto è quello di un cartello visto all’interno di un’area di servizio: “Poiché abbiamo tanto da migliorarci, inviateci i Vostri consigli”.

In questo caso sicuramente l’intento dello scrivente è di voler essere “umile“ e di voler evidenziare che punta a un processo di miglioramento continuo.

Eppure con quel “Poiché abbiamo tanto da migliorarci” si rischia che il messaggio venga letto non tanto come la ricerca del miglioramento, quanto come l’avviso del basso servizio che si sta dando al momento.

Conclusioni

Come sempre la soluzione è una: per essere chiari bisogna rileggere quello che si scrive. Rileggerlo a mente fredda e cercando di dimenticarsi quello che si vuole dire, per vedere quello che si sta effettivamente dicendo.

Ricordiamoci che far leggere il proprio lavoro a un terzo, prima di darlo alle stampe, può essere l’uovo di Colombo che ci salva da brutte figure non volute.

Marco Campagnolo
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